lunedì 14 settembre 2009

Del Tharaka Hospital o almeno di quanto riesce ad introdurlo

La prima cosa che scorgi entrando a Matiri è l’ospedale. Sorprendono le bouganville fiorite nel deserto di terra rossa e sassi, che sbucano dal muro di cinta della struttura ospedaliera, un semplice agglomerato di rettangoli in muratura, curato e ben tenuto che apre i suoi cancelli al momento del bisogno, a malati giunti a piedi (talvolta si tratta di giornate di viaggio) o trasportati dall’ambulanza, e a noi, stanchi e impolverati.

Non c’è riposo: la curiosità è il motore instancabile di un’energia che esplode dai pori della pelle e ci guida fino all’ospedale per l’esplorazione, dopo aver rapidamente lasciato i bagagli alla ‘Casa del Tamarindo, la NOSTRA casa.

Salendo sono le narici a fare una prima esplorazione sensoriale di questo nuovo luogo e vengono sorprese da un forte odore che pare zolfo e che nei giorni successivi si ripresenterà nei più svariati momenti del giorno e della notte, portato dal vento, il nostro sollievo al caldo sole africano.

Chiara, l’ostetrica fiorentina e amica di Giacomo ed Emanuele, ci accoglie all’ingresso e subito ci porta in pediatria il luogo più colorato dell’ospedale, decorato da variopinti disegni alle pareti e dai sorrisi musicali dei bambini.

Pamela e Anna – la prima maestra d’asilo e la seconda neuropsicologa infantile – si muovono agilmente tra i bambini, che le riconoscono, le chiamano per nome e cantano con loro canzoni, che siano in italiano o in kitharaka.

Sono piccole scimmiette vivaci che guardano con curiosità i nuovi arrivati, li assillano di già, Caramella! Caramella!, con le frequenti richieste, e lamentano la partenza di altri volontari, che ricordano e che sono già passati di lì.

Si, perché molti di questi bambini sono degenti da settimane. Diverse le ragioni: chi vive lontano e per una semplice medicazione periodica deve restare, chi non è ancora guarito e chi più sfortunato ha una grave malattia, chi non ha i soldi per pagare l’ospedale (costa 1 Euro al giorno per la degenza più le cure mediche… hmm, cifra ridicola? Non molto se si pensa che uno stipendio medio lì è proprio di un euro al giorno e praticamente tutti lavorano solo saltuariamente) e chi, come Jane, è stata ‘dimenticata’ lì dalla madre per 3 mesi, che vive lontana e non ha soldi, e si lacera la ferita al piede procurata dal morso di serpente perché ‘non vuole guarire’, non vuole tornare a casa.

C'è di tutto qui, perchè fare un macabro elenco di quanto male abbiamo visto... Eppure... Eppure non si smetteva un attimo di correre avanti e indietro, di rispondere alle richieste delle scimmiette che volevano sempre qualcosa da fare, che volevano 'avere' da te, una penna un foglio, un palloncino, la tua macchina fotografica, che ti prendevano per mano e ti trascinavano avanti e indietro nel corridoio, che ti saltavano in groppa senza sosta - Candy era fenomenale in questo, ti sarebbe sempre stata in braccio ma con i suoi 3 anni nei panni della poppante proprio non ci stava bene - o si divertivano a farti i dispetti mentre eri impegnato in altro.

Non un minuto, non un minuto dal nostro ingresso in pediatria venivamo dimenticati da questi bambini: uno o l'altro, sempre attorno a cercarci e a curiosare, vedere cosa avremmo portato loro quel giorno. Un sorriso oggi Monene, ti basta? Certo non lenirà il tuo male ma oggi questo è quello che ti posso offrire...

E' uno strano universo quello della pediatria dove accanto ai bambini bazzicano le madri o i padri per lo più noncuranti dei bisogni dei figli ma anch'essi curiosi della presenza dei wazungi e anch'essi sempre a chiederti dalla maglietta a che tipo di trattamento chimico hai utilizzato per fare i capelli sooooooo smooth!!! e quanti anni hai, famiglia, figli, marito, fratello, sorella... a voler sapere della famiglia soprattutto, il loro nucleo vitale, tanto importante da non porter pensare che tu a 32 anni non ne abbia una!

Fine della nostra introduzione: qui, noi lavoreremo per le prossime settimane. Ancora non abbiamo ben chiari i nostri compiti ma è certo che sarà meraviglioso svegliarsi al mattino con il pensiero dell'accoglienza di questi occhi e di questi sorrisi.

Tuonane, a domani.



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